ROCKED

Gilbert & George

1992
4 fotografie in bianco e nero, colorate a mano con inchiostro e coloranti, foglio in alluminio, montate e incorniciate
169 x 142 cm
Anno di acquisizione 1993


Inv. 0119
N. Catalogo A111


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

«Crediamo fortemente che l’artista debba porre domande. Perché siamo qui? Cosa dovremmo fare? Cosa dovremmo migliorare? Questo è l’unico modo per cambiare il mondo».

 

Gilbert & George si incontrano a Londra nel 1967, quando entrambi sono studenti di scultura presso la St. Martin’s School of Art. Da quel momento decidono di unire le loro vite e la loro arte in una sola, indissolubile entità, agendo come un unico artista. Nel corso dei decenni successivi, indagano la fragilità della condizione umana e affrontano questioni controverse quali l’identità, la sessualità, la politica e la religione. Registrando la cruda aggressività del mondo odierno e la proliferazione di sollecitazioni a cui l’individuo è costantemente sottoposto, Gilbert & George usano se stessi come soggetti vulnerabili e quasi sempre si ritraggono all’interno delle loro opere. Nel 1969 si affermano con The Singing Sculpture (Scultura cantante), opera nella quale assumono l’identità di «sculture viventi» che, in piedi su un tavolo, ballano e cantano Underneath the Arches, brano nel quale due vagabondi descrivono il piacere di dormire all’aperto. La scelta indica la loro intenzione di identificarsi con le fasce marginali della società e con la realtà del quotidiano. 

Fin dal loro esordio, gli artisti adottano il motto «Art for All» (Arte per tutti). Intenzionati a raggiungere un ampio pubblico, espandono la loro arte attraverso l’uso democratico di molteplici media, considerando ciascuno di essi come una forma di scultura. Dopo le grandi sculturecarboncino, dagli anni settanta iniziano a impiegare la fotografia producendo immagini in bianco e nero di piccole dimensioni, allestite prima in schemi pseudo-figurativi che successivamente prendono la forma di precise griglie ortogonali. Negli anni ottanta, aumentano di scala le proprie opere e si servono di più pannelli fotografici per comporle. 

Il contenuto di ciascun riquadro è determinato precedentemente, attraverso una serie di disegni preparatori. Gli artisti paragonano la giustapposizione dei pannelli alla sovrapposizione dei mattoni usati per costruire un muro, o alla successione delle parole necessaria per dare origine a una frase. Il colore compare prima attraverso l’inserimento del rosso, che è scelto dagli artisti in quanto evocativo del sangue, della violenza e del pericolo, per poi includere il giallo, il verde, il blu e, a seguire, l’intera scala cromatica. Animata da un profondo senso di introspezione psicologica, l’arte di Gilbert & George nasce da un punto di osservazione privilegiato: la loro casa in Fournier Street, la stessa dal 1968. Situata nell’East End di Londra, in un quartiere abitato da molteplici etnie e contraddistinto dall’incontro tra culture e religioni diverse, per gli artisti la casa coincide con lo studio. L’uso della parola scritta, che sempre include tautologicamente il titolo dell’opera, è un tratto caratteristico di Gilbert & George. Il loro metodo include l’appropriazione della ricca varietà di graffiti, scritte e testi, talvolta affissi abusivamente nelle strade del loro quartiere oppure, come nelle opere prodotte a metà degli anni duemila, dei titoli dei giornali affissi come locandine fuori dalle edicole. Dopo aver fotografato ciascuna scritta, gli artisti si dedicano a una rigorosa classificazione in base a soggetto e tipologia e archiviano tutta la documentazione ordinandola in dossier separati. Successivamente, a seconda dell’opera che hanno intenzione di produrre, utilizzano il materiale raccolto, talvolta anche a distanza di anni. 

L’opera in collezione ROCKED, del 1992, è formata da quattro pannelli fotografici dominati al centro dall’immagine diagonale di una grande roccia che, come il capo di un promontorio, funge da punto di osservazione per la figura di Gilbert. Ripreso di spalle, in piedi e vestito con il caratteristico abito da impiegato borghese, l’artista sembra in atto di scrutare il paesaggio circostante. Invece di offrire un’apertura verso un possibile orizzonte, il mondo che si staglia di fronte all’artista è un terreno arido, il cui innaturale colore arancio non accoglie altra presenza se non quella di una moltitudine di sassi, definiti da tracce nere colorate in rosa o giallo. In basso, a sinistra, campeggia il viso di George, ritratto come ulteriore attestato di una solitudine che, come alluso dal titolo, sembra scuotere al punto di pietrificare l’essere umano impedendogli di intrattenere relazioni con altri esseri viventi. ROCKED è parte di un gruppo coevo di opere di identico formato, molte delle quali connotate da titoli che indicano diverse situazioni di immobilità, disagio o costrizione1. In una dichiarazione inclusa nel film G. & G. Daytripping, prodotto sempre nel 1992, gli artisti riaffermano il loro costante interesse nei confronti di un’arte capace di rivolgersi ai grandi quesiti che, da sempre, accompagnano l’umanità: «Crediamo fortemente che l’artista debba porre domande. Perché siamo qui? Cosa dovremmo fare? Cosa dovremmo migliorare? Questo è l’unico modo per cambiare il mondo»2

ROCKED, acquistata da Francesco Federico Cerruti nel 1993, è una tra le opere appositamente realizzate per «Gilbert & George. China Exhibition», l’epocale mostra inclusiva di 55 opere che, nel 1993, ha presentato per la prima volta in Cina il loro lavoro, viaggiando alla National Art Gallery di Pechino e successivamente all’Art Museum di Shanghai3

L’opera era solitamente allestita in una sala di rappresentanza della legatoria in Via Ludovico Bellardi a Torino. Nella collezione di vini del ragioniere sono presenti, inoltre, sei bottiglie di Barbera 1992, etichettate «Gilbert & George. China 1993. Peking Shanghai» (fig. 1). Esse sono parte di un’edizione commemorativa prodotta dagli artisti che, a differenza dell’astemio collezionista, non hanno mai disdegnato il conforto di un drink, a partire dall’amato gin & tonic. 

Marcella Beccaria 

 

1 Gilbert & George 2007, pp. 799-820, l’opera è pubblicata come parte del gruppo di 40 opere The 1992 Pictures.

2 G. & G. Daytripping: 1992, trascrizione delle dichiarazioni di Gilbert & George nel film corto G. & G. Daytripping, prodotto e diretto nel 1992 da Ian McDonald per Anglia Television, in Violette-Obrist 1997, p. 187, traduzione dell’autrice.

3 Si veda Pechino-Shanghai 1993.

Fig. 1. Vino Barbera 1992, prodotto con etichetta Si veda Pechino-Shanghai 1993. «Gilbert & George. China 1993. Peking-Shanghai».