Natura morta marina con conchiglie
Filippo de Pisis
1927
Olio su tela
48 x 57 cm
Anno di acquisizione 2007
Inv. 0208
N. Catalogo A197
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
«Compare una linea di mare e, sul lido deserto, una figuretta bianca di filosofo greco in toga candida. Confesserò che l’idea del filosofo greco in toga candida sulla riva del risonante mare la devo proprio a de Chirico».
Natura morta marina con conchiglie è opera di Filippo de Pisis: scrittore, poeta e intellettuale, inizia la sua attività pittorica nel primo dopoguerra in seno alla Metafisica per poi approdare a un tratto personale e indistinguibile. Esposta nel 1996 a una mostra alla Galleria Civica di Campione d’Italia e messa all’asta nel 2007, la tela non ebbe altre uscite pubbliche e resta tuttora ignota la vicenda collezionistica che la condusse alla Collezione Costantini di Roma, ultima proprietà accertata prima del suo approdo in Collezione Cerruti. Il soggetto rappresentato è invece consueto all’interno della produzione pittorica depisisiana, che comprende numerose nature morte marine in cui grandi oggetti comuni vengono immortalati in primo piano su una spiaggia.
La prima natura morta con conchiglie di de Pisis risale al 1916, quando conobbe Giorgio de Chirico e Carlo Carrà che, a Ferrara, ponevano le basi della Metafisica. La pittura metafisica degli anni ferraresi era una pittura fatta di cose comuni collocate all’interno di uno spazio di invenzione: una rappresentazione estremamente limpida di oggetti in un sistema iconografico irreale; analogamente, i soggetti prediletti da de Pisis restano sempre nella sua produzione gli elementi comuni e concreti, come le conchiglie deformate nel loro aspetto ingigantito che contrasta con la realtà. Puntuale è il riferimento a de Chirico anche nella consueta piccola figura sullo sfondo, quasi una macchia di colore; lo stesso de Pisis, nel 1938, descrivendo l’opera I pani gloriosi, ammette la citazione dechirichiana scrivendo: «Compare una linea di mare e, sul lido deserto, una figuretta bianca di filosofo greco in toga candida. Confesserò che l’idea del filosofo greco in toga candida sulla riva del risonante mare la devo proprio a de Chirico»1. Il legame con la Metafisica giustifica però solo in parte le numerose nature morte marine a cui il pittore iniziò a dedicarsi nel 1924 e soprattutto a partire dal 1925, dopo il trasferimento a Parigi, quando entrò in contatto con le opere di Édouard Manet. Dal dipinto Sur la plage di Manet è probabilmente derivata infatti la struttura delle sue nature morte marine e di quella in Collezione Cerruti, in cui la linea dell’orizzonte, rimarcata da un colore più intenso, divide lo spazio in due parti: il cielo, con i gabbiani appena accennati da repentini tratti di colore, e la spiaggia, su cui campeggiano due enormi conchiglie rosa.
Dipinte in olio su tela, le conchiglie paiono macchie di colore stese in modo frenetico sulla tela, ma mantengono ancora, come la spiaggia e il cielo, la solidità di forma tipica delle opere risalenti al 1927. Sono per de Pisis anni di passaggio in cui la natura morta carica di enigmi e misteri metafisici si apre alla pittura francese, da Jean-Baptiste Chardin a Manet agli impressionisti, e incorpora gradualmente quella frammentarietà e velocità che diventerà il suo tratto distintivo; la tela anticipa infatti solo in alcuni dettagli, come i gabbiani in volo e la figura del filosofo, lo sfaldamento e la rapidità che contraddistinguerà il tratto depisisiano degli anni trenta. Il valore delle nature morte marine di de Pisis non è, tuttavia, unicamente pittorico e costruttivo, ma deriva, come testimoniato dal pittore stesso nel 1931, da un sentimento lirico e interiore: «Non si tratta semplicemente di conchiglie, di frutti, di oggetti in riva al mare. Il mare talora entra come puro elemento lirico [...]. Una specie di febbre mi prende quando, dopo aver fissato i colori delle conchiglie nel primo piano, devo fare il fondo. Ciò che preme è l’aria, in cui questi valori cromatici, conchiglie o frutti o anche oggetti vari, devono respirare e prendere vita»2.
Giulia Toso
1 De Pisis 1938, pp. 262-264.
2 De Pisis 1996, pp. 102, 105.
