Le amiche (Due donne) (Due figure)

Massimo Campigli (Max Ihlenfeldt)

1954
Olio su tela
78 x 62 cm
Anno di acquisizione 1980-1989


Inv. 0084
N. Catalogo A76


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

Il fraseggio decorativo tra linee orizzontali e oblique, piane e spigolose, è sigillato dalla posizione delle mani, due incroci che assegnano a ciascuna figura un’inclinazione, una dimensione emotiva. 

 

La coppia femminile, composta volta a volta da madri e figlie, sorelle e amiche, è uno dei soggetti ricorsivi nella pittura di Massimo Campigli: attraverso il dispositivo del doppio, il pittore interpreta un tema affettivo, in composizioni costruite sulla misurata alternanza tra somiglianze e differenze, simmetrie e asimmetrie. Nel dipinto del 1954, le due figure stanti, dolci e malinconiche nel sorriso appena accennato, si stagliano contro uno sfondo neutro, pastoso e calcinato. L’impostazione frontale e austera del ritratto è attenuata da un’atmosfera che sembra richiamare la posa fotografica, il suo legame con la ritualità familiare e sociale. Avvolte nelle loro stole, eleganti, ingioiellate e con il cappello sul capo, le due amiche sembrano pronte per un evento mondano: il ricevimento, il concerto o il teatro, ambiente presente nell’iconografia dell’artista a partire dalla fine degli anni trenta. 

«Io compongo il quadro con grande cura [...]», scrive Campigli nel 1955: «bado a far correre i contorni armonicamente [...] vorrei afferrare l’occhio del mio spettatore e accompagnarlo in giro per il quadro, per dritte e per curve e angoli [...]. E quando faccio figure abbinate somiglianti tra loro ottengo un risultato dello stesso ordine: l’occhio è indotto ad andare e tornare da una figura all’altra per confrontarle»1. È questa meccanica della visione che consente di dipanare la silenziosa staticità della tela della Collezione Cerruti. L’«andirivieni dell’occhio» che l’artista predispone, assumendo come metro ideale il battito lento e regolare di un «pendolo silenzioso»2, conferisce una dinamica alla fissità del dipinto, ponendone in evidenza gli elementi compositivi. Le differenze tra le due donne, la statura, il colore dei capelli e dell’incarnato, il copricapo, culminano nel partito astratto, cadenzato dalle geometrie degli scialli che ammantano i corpi, semplificati nella tipica forma a rocchetto. Il fraseggio decorativo tra linee orizzontali e oblique, piane e spigolose, è sigillato dalla posizione delle mani, due incroci che assegnano a ciascuna figura un’inclinazione, una dimensione emotiva. «Potrebbe darsi - spiega ancora il pittore - che la necessità di costringere le mie figure in contorni geometrici non sia d’ordine puramente estetico. Che per esempio mi serva per mantenere le mie figure a una data distanza dalla realtà, oppure per includerle in un ritmo, ma d’altra parte anche per imprigionarle»3

Da poco ultimato, Le amiche parte per il lungo tour di «Trends in Italian Painting», la mostra-mercato itinerante negli Stati Uniti, organizzata dalla Galleria L’Obelisco di Roma, fondata e diretta da Irene Brin e Gaspero del Corso. Inaugurata nelle sale del Cincinnati Museum of Art nell’ottobre 1954, l’anno seguente compirà un circuito, toccando diverse sedi a Saint Louis, Chicago, Los Angeles, Santa Barbara, San Francisco, Baltimora e New York. Durante l’esposizione, il quadro viene ripreso e incluso nel film noir Kiss me Deadly del 1955, diretto e prodotto da Robert Aldrich, distribuito nei cinema italiani con il titolo Un bacio e una pistola. Nella fiction fa parte della collezione del misterioso Mr. William Mist. Venduto dall’Obelisco, il dipinto entra nella collezione di Clare Boothe, ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma dal 1953 al 1956, e del marito editore Henry Luce. Il passaggio nella raccolta rispecchia la passione dei collezionisti americani per l’opera di Campigli, conosciuta già a Parigi negli anni trenta e poi soprattutto grazie alla Julien Levy Gallery di New York. Rivenduto dai Boothe Luce, è esposto negli anni settanta dalla Galleria Medea a Cortina d’Ampezzo e dalla Santacroce a Firenze. Francesco Federico Cerruti lo acquisterà, durante il decennio successivo, dalla Galleria Gissi di Torino. 

Giorgina Bertolino

 

1 Campigli 1995, p. 42.

2 Ibid.

3 Ibid., p. 44.