Faune dévoilant une femme (Jupiter et Antiope, d’après Rembrandt)

Fauno che svela una donna addormentata(Giove e Antiope, da Rembrandt)

Pablo Picasso

12 giugno 1936
Acquatinta su carta allo zucchero con riserve in vernice, raschietto e bulino su rame
34 x 44,7 cm
Anno di acquisizione ante 1983


Inv. 0161
N. Catalogo A154


Provenienza

Bibliografia

«il genio dell’artista arriva a farci credere che sia il sole del Mediterraneo a inondare di luce la stretta finestra e a dissipare così poco a poco le ombre della notte».

 

L’opera appartiene alla Suite Vollard, una raccolta d’incisioni che deve il suo nome al celebre «mercante di quadri»1 Ambroise Vollard (1866- 1939). Scopritore di talenti come Paul Cézanne o Paul Gauguin, i cui dipinti vengono esposti nella sua galleria a partire dal 1894, Vollard è anche un editore di primo piano: nei suoi Album des Peintres-Graveurs (Album dei pittori-incisori) figurano artisti del calibro di Pierre Bonnard, Auguste Renoir o Henri de Toulouse- Lautrec. L’incontro tra Vollard e Picasso ha luogo nella primavera del 1901. Il mercante d’arte organizza, nella sua galleria di rue Lafitte, la prima mostra in assoluto del pittore a Parigi: più di 60 dipinti in stile post-impressionista. Malgrado un andamento delle vendite di tutto rispetto, Vollard volta presto le spalle al periodo blu di Picasso. Continua tuttavia a offrire un supporto decisivo al giovane artista in questi suoi primi anni parigini, per divenire poi, a partire dal 1906, un acquirente regolare delle sue opere. 

Nel commissionare questo portfolio di 100 stampe a Picasso che, allora cinquantenne eseguirà il lavoro tra 1930 e il 1937, Vollard si assicura anche la collaborazione di uno dei grandi maestri dell’acquaforte, Roger Lacourière il quale, nel 1937, procede alla tiratura delle bozze. Presane visione, Picasso appone sul fascio di bozze il «visto si stampi», completandolo con la propria firma2. Lacourière riceve l’incarico di stampare la raccolta in tre esemplari su pergamena, in 250 esemplari su carta Montval con la filigrana «Vollard» o «Picasso» e in 250 esemplari su carta Montval con la filigrana «Papeterie Montgolfier à Montval». 

Nella Suite Vollard l’artista esplora le diverse potenzialità espressive dell’incisione: di qui quell’eterogeneità e libertà d’esecuzione che hanno spesso indotto ad accostare l’opera alla tradizione dei capricci3, di cui illustri esponenti erano stati Jacques Callot nel 1617 o Francisco Goya nel 1799. Lo storico dell’arte Hans Bolliger, tuttavia, in quella che si può considerare senza dubbio la prima monografia sull’argomento, pubblicata nel 1956, individua due gruppi distinti all’interno della Suite Vollard: il primo formato da 27 tavole cosiddette «libere», in quanto non legate a un tema specifico; il secondo costituito da 73 tavole raggruppate secondo cinque soggetti che danno vita ad altrettanti cicli compiuti: lo studio dello scultore, Rembrandt, lo stupro, il minotauro e, in ultimo, la figura di Ambroise Vollard. 

Faune dévoilant une femme, una delle incisioni più tarde a giudicare dalla datazione, appartiene al primo gruppo, noto anche come Diversion, le plaisir d’aimer (Divagazione, il piacere d’amare)4. Picasso affronta qui un tema a lui caro, apparso per la prima volta in forma mirabile in Méditation (New York, Museum of Modern Art), un acquerello del 1904 in cui il pittore si ritrae intento a vegliare su una bella addormentata, Fernande Olivier, sua compagna in quel periodo. Il soggetto rientra nella grande tradizione pittorica occidentale e trae ispirazione dai racconti mitologici, in particolare dalle Metamorfosi di Ovidio. Il pensiero corre soprattutto alla Venere del Pardo di Tiziano (1551, Parigi, Musée du Louvre) e a Giove e Antiope di Rembrandt (1659) in cui si ritrova lo stesso motivo del fauno che svela la bellezza di una donna abbandonata nel sonno. 

Quanto al trattamento, quest’ultimo si rivela all’altezza dei più grandi maestri incisori. Malgrado si tratti per lui di una scoperta recente, Picasso utilizza qui la tecnica dell’acquatinta allo zucchero con una precisione e una maestria sorprendenti. Mescolando con sapienza i sottili effetti del lavis ottenuti con il pennello alla finezza di tratto del raschietto, riesce a trasferire nell’incisione tutto il suo talento di disegnatore e di pittore. Come osserva Roger Passeron, «il genio dell’artista arriva a farci credere che sia il sole del Mediterraneo a inondare di luce la stretta finestra e a dissipare così poco a poco le ombre della notte»5. Da notare tra l’altro come lo strutturarsi della composizione lungo la diagonale tracciata dal raggio di luce che penetra nella stanza riecheggi le classiche rappresentazioni dell’Annunciazione del primo Rinascimento (Beato Angelico, 1430). 

Come spesso accade in Picasso, tuttavia, il racconto mitologico è un alibi o un pretesto per una lettura autobiografica. Nella scena atemporale di contemplazione, di venerazione si sarebbe tentati di dire, che rappresenta anche l’evocazione pagana di uno degli episodi più carichi di misticismo del Cristianesimo, si può cogliere un’allusione a Marie-Thérèse Walter, la giovane amante, oggetto dal 1927 di un’intensa passione da parte dell’artista. Marie-Thérèse diede a Picasso una figlia, la piccola Maya, nata nel settembre del 1935, qualche settimana dopo la separazione del pittore dalla prima moglie Olga, sposata nel 1918. 

Emilia Philippot 

Francesco Federico Cerruti acquistò l’acquatinta, proveniente dalla collezione di David Teiger, prima del 1993. L’opera figura, infatti, nell’inventario manoscritto redatto nel giugno di quell’anno [N.d.R.].

 

1 Vollard 1937.

2 Le 100 tavole con il «visto si stampi» della Suite Vollard figurano oggi tra le collezioni del Musée National Picasso-Paris grazie alla donazione, nel 1982, effettuata dalla vedova di Roger Lacourière.

3 M. Müller, a cura di, L’artiste et son double, in Münster 2002, p. 18.

4 Cannes 2012.

5 Passeron 1984, p. 76.