Crocifissione
Niccolò di Pietro Gerini
1395-1400 c.
tempera e oro su tavola
28,2 x 79,8 cm
Anno di acquisizione 1987
N. Catalogo A6
Inv. 0006
Provenienza
Il dipinto, scomparto centrale della predella di un disperso polittico, raffigura la Crocifissione. Ai piedi di Gesù si disperano da un lato san Giovanni, dall’altro la Vergine svenuta e sorretta dalle pie donne. Dietro di loro, il portatore di spugna scruta il corpo di Cristo. Assistono alla scena due gruppi di soldati romani (fig. 1): i cavalieri aureolati possono essere identificati a sinistra con Longino, che reca una lancia, e a destra con il centurione a comando della pattuglia posta di guardia sul monte Calvario.
Fig. 1. Crocifissione, particolare del gruppo dei cavalieri a sinistra.
La tavola, su supporto orizzontale leggermente imbarcato, è stata piallata ai lati per essere adattata alla cornice moderna. Sul retro, un’etichetta ricorda il passaggio dall’antiquario parigino Edouard Bouet, mentre l’iscrizione «Gioto» attesta un’antica attribuzione al capostipite della pittura fiorentina.
Nel catalogo dell’asta Sotheby’s del 1980 l’opera era presentata con un riferimento a Niccolò di Pietro Gerini, nome riportato anche su una fotografia del Kunsthistorisches Institut (n. 399840) e sulle due conservate nell’archivio di Miklós Boskovits¹, dove peraltro è registrata la collocazione nella collezione di Marino Dall’Oglio a Milano. Nella successiva vendita Christie’s del 1987, Everett Fahy proponeva invece il riferimento a Spinello Aretino, datando la predella al periodo pisano dell’artista, e con quest’assegnazione, condivisa da Mauro Natale², il dipinto è schedato anche nella Fototeca Berenson (n. 104342). Più recentemente Stefan Weppelmann3 ha restituito la Crocifissione al Gerini. In effetti, dal confronto tra la nostra tavoletta e le opere del pittore aretino di analogo formato e soggetto, ad esempio lo scomparto di predella oggi di ubicazione sconosciuta, ma noto attraverso una fotografia della Witt Library del Courtaud Institue di Londra4, colpisce la concezione estremamente paratattica della prima, in cui ai lati della croce è disposto addirittura lo stesso numero di personaggi, anche a costo di lasciarne intravedere soltanto le aureole o gli elmi. Nella citata predella di Spinello, invece, la collocazione degli astanti all’interno della scena risponde a un principio di maggior naturalezza. Inoltre, se nella tavola qui analizzata le figure emergono dal fondo soprattutto in forza del disegno e di una modellazione piuttosto sintetica dei panneggi, in quella di Spinello i trapassi cromatici si fanno più morbidi e sfumati, accentuati dalle lumeggiature delicate che sottolineano le pieghe delle vesti e le chiome dei protagonisti. Nella Crocifissione Cerruti il motivo della Vergine svenuta che occulta il volto della donna che la sorregge sembra una replica dall’esemplare di Spinello, al quale forse la tavola è stata accostata anche per alcune fisionomie, come quella di san Giovanni, più addolcite rispetto ai tipi generalmente allungati e severi di Gerini, con cui si apparentano meglio gli accigliati soldati. Questi rapporti, piuttosto che far propendere l’attribuzione verso il nome del pittore aretino, suggeriscono invece una datazione dell’opera negli anni della collaborazione tra i due artisti, documentata dal polittico per l’altar maggiore della chiesa di Santa Felicita a Firenze realizzato tra il 1399 e il 1401, anche assieme a Lorenzo di Niccolò (oggi Firenze, Galleria dell’Accademia)5; o dagli affreschi con le Storie della Passione nella sacrestia di Santa Croce, che Spinello e Niccolò dovettero eseguire fianco a fianco, probabilmente nel corso degli anni novanta del Trecento6. Si tratta di uno dei numerosi episodi di partenariato artistico a cui Niccolò fece spesso ricorso durante la sua lunga attività, per far fronte alle molteplici richieste dei committenti. E in effetti, alcune ingenuità esecutive, che si riscontrano ad esempio nella decorazione affrettata delle aureole, fanno sospettare qualche intervento di quella che dovette essere la nutrita e ben organizzata bottega del pittore, soprattutto se si accosta la nostra tavola a un’analoga Crocifissione7 attribuita al Gerini e pure riferita al primo decennio del XV secolo8.
[Silvia De Luca]
1 Firenze, Archivio del Corpus della Pittura Fiorentina, Fondo Boskovits, Niccolò di Pietro Gerini.
2 Natale 1991, p. 250.
3 Weppelmann 2011, p. 366.
4 Id., p. 240.
5 Boskovits, Parenti 2010, pp. 163-169.
6 G. Giura, Spinello Aretino e la sacrestia di Santa Croce, in Droandi 2016, pp. 73-84.
7 Sotheby’s, Old Master Paintings, Londra, 10 luglio 2003 (lot. 29).
8 Boskovits 1975, p. 412.