Chevaux se cabrant (Cavalli che s'impennano) (Deux Chevaux sur une plage)
Giorgio de Chirico
1927
Olio su tela
131 x 98,5 cm
Anno di acquisizione 1987 ?
Inv. 0104
N. Catalogo A96
Chevaux se cabrant mette in scena i colori aciduli delle réclames sui muri parigini, in particolare «il rosso puledro del cioccolato Poulain», che per de Chirico ha «l’aspetto inquietante delle divinità antiche».
I cavalli costituiscono il tema dechirichiano per eccellenza negli anni venti, sviluppato insistentemente attraverso una cinquantina di dipinti durante il secondo soggiorno parigino dell’artista. Rispondendo in parte al Surrealismo, movimento faro del periodo, della cui mitologia e immaginario Giorgio de Chirico fu, in gran parte inconsapevolmente, uno dei padri fondatori, il pittore sostituì l’animale simbolo del cambiamento e della vitalità all’immutabilità dei manichini urbani dei quadri del decennio precedente. I cavalli della seconda metà degli anni venti sono rappresentati allo stato brado, in coppia, spesso in corsa e sempre lungo spiagge mediterranee. Fungono da simboli di memorie al contempo collettive e personali, dalla millenaria tradizione del Grand Tour all’infanzia dei fratelli de Chirico sulle coste greche.
È stato notato che l’iconografia di molti dei cavalli di questo periodo deriva dal Repertorio della statuaria greca e romana (1897-1930) dell’erudito francese, archeologo e storico delle religioni Salomon Reinach, un compendio di rilievi e statue antiche riprodotti attraverso incisioni lineari, spesso a partire da fotografie. Come ha scritto Maurizio Fagiolo dell’Arco, il passaggio attraverso il Reinach segnala in de Chirico «l’esigenza di tornare all’amata Grecia ma con un filtro, con un’immagine “doppiata” e indiretta»1. Come sempre nell’immaginario dell’artista anche qui l’iconografia classicista crea un effetto domino in cui il presente rinvia a un passato sempre più indietro nel tempo e profondo nella memoria. De Chirico stesso, nei suoi scritti di questi anni, testimonia come il clima e la cultura visiva della Parigi art déco abbia influito sull’estetica dei suoi quadri. In Vale Lutetia parla del risultato di metafisica sorpresa derivato dal contrasto tra il «grigio tenerissimo» e «il mistero del colore neutro» del cielo e degli edifici di Parigi da un lato, e i colori elettrici del cinema in technicolor e dei cartelloni pubblicitari dall’altro2. I cavalli Cerruti illustrano perfettamente queste opposizioni coloristiche. Due cavalli risponde alla sperimentazione di de Chirico con la «pittura monocroma, o quasi» che egli teorizzerà nel Piccolo trattato di tecnica pittorica (1928)3.
Chevaux se cabrant, invece, mette in scena i colori aciduli delle réclames sui muri parigini, in particolare «il rosso puledro del cioccolato Poulain», che per de Chirico ha «l’aspetto inquietante delle divinità antiche»4.
I quadri Cerruti illustrano un altro importante aspetto dell’opera dechirichiana del periodo, quello legato al mercato, che l’artista divideva strategicamente tra due dei più potenti galleristi parigini degli anni tra le due guerre: Paul Guillaume, il suo primo mercante, vicino ai surrealisti, e Léonce Rosenberg, il mercante di riferimento del Cubismo in seguito alla liquidazione dello stock di Daniel- Henry Kahnweiler da parte dello Stato francese tra il 1921 e il 1923.
Per quanto riguarda la provenienza di Due cavalli, in un recente saggio Giorgia Chierici ci informa che fu acquistato da Pierre Matisse nel febbraio del 1929 alla galleria parigina Bernheim-Jeune per una modica cifra5. Pierre Matisse lavorava allora come intermediario del gallerista newyorkese Valentine Dudensing, proprietario della Valentine Gallery, che offrì a de Chirico la sua prima personale statunitense nel gennaio del 1928. Non sappiamo ancora se Bernheim-Jeune ottenne il quadro da Paul Guillaume, con cui Dudensing e Matisse organizzarono la mostra del 1928, o attraverso Léonce Rosenberg, con cui i due mercanti americani lavorarono per la seconda personale dell’artista, sempre alla Valentine Gallery, tra la fine del 1928 e l’inizio del 1929. In ogni caso, l’opera è una testimonianza dell’enorme successo dei dipinti con cavalli di de Chirico sul mercato americano, anche grazie al sostegno di grandi mercanti come Guillaume, Rosenberg, Matisse e Dudensing: a meno di un mese dall’acquisto da parte di Matisse, nel marzo del 1929, Dudensing rivendette questo quadro per più del doppio della cifra d’acquisto alla pittrice Margarett Sargent (Shaw) McKean, assidua collezionista di de Chirico tra gli anni venti e trenta6.
Un’autentica del 1980 a firma dell’esperto di de Chirico Claudio Bruni Sakraischik, come anche la didascalia dell’opera nel volume del catalogo ragionato di Bruni del 1987, c’informa che il quadro rimase in una collezione privata newyorkese fino alla riapparizione in una mostra nella galleria romana di Mitzi Sotis nel 1988, anno in cui fu probabilmente acquistato da Cerruti7.
Chevaux se cabrant fu sicuramente trattato da Léonce Rosenberg; il quadro è presente nel primo dei due album fotografici dei de Chirico passati attraverso la Galerie de l’Effort Moderne dello stesso Rosenberg8. Nell’ottobre del 1928 Rosenberg lo inviò alla personale di de Chirico da lui organizzata alle Gallerie Tooth & Sons di Londra9.
Silvia Loreti
1Verona-Milano 1986-1987, p. 128.
2De Chirico 1985, p. 268.
3Ibid., p. 312.
4G. de Chirico, Salve Lutetia, in De Chirico 1985, p. 275.
5Chierici 2019, pp. 319, 327, 333.
6Tengo a ringraziare la specialista della Valentine Gallery Julia May Boddewyn per aver tanto generosamente condiviso le proprie ricerche su Dudensing e McKean (www.thevalentinegallery.org). Il materiale raccolto da Boddewyn ci permette di correggere l’errata identificazione di questo dipinto, inventariato da Matisse come White Horses, con l’opera Fighting Horses negli elenchi McKean. In questi ultimi, infatti, il quadro Cerruti, riprodotto per la prima volta in un catalogo d’asta della successione della pittrice come Due cavalli, compare con il semplice titolo di Horses. Negli inventari della nipote di Margarett McKean, Honor Moore, conservati presso la Schlesinger Library (Radcliffe Institute, Harvard University) e messi a disposizione da Boddewyn, il titolo completo di Fighting Horses è Fighting Horses (Two Wounded Horses Before the Walls of Troy). Questo permette d’identificare quel dipinto con Chevaux percés par les flèches (ora in collezione privata, Torino). Due cavalli si può invece identificare con Horses grazie alle sue dimensioni (21 x 17 ½, o 22 x 18 inches). Si ringrazia María Isabel Molestina-Kurlat (Head of Reader Searches, The Morgan Library & Museum, New York) per aver gentilmente messo a disposizione i documenti provenienti dall’Archivio Pierre Matisse.
7Ringrazio Katherine Robinson per le informazioni sull’autentica di Bruni.
8«Album Giorgio de Chirico, tome I», n. 1043 (Centre Pompidou/MNAM-CCI/Bibliothèque Kandinsky, fondo Léonce Rosenberg, LROS 32).
9«Giorgio de Chirico, à la Arthur Tooth’s Galleries, Londres, ottobre 1928», n. 13, ill. (Centre Pompidou/ MNAM-CCI/Bibliothèque Kandinsky, fondo Léonce Rosenberg, LROS 29).
