Bildinis Viktor Ritter von Bauer (Ritratto di Viktor Ritter von Bauer )
Egon Schiele
1917
gouache, acquerello e matita su carta
45,1 x 29,5 cm (senza cornice); 72 x 55,4 x 3,6 cm (con cornice)
1
Anno di acquisizione 1997
N. Catalogo A163
Inv. 0170
Provenienza
Circoscritta a soli 28 anni, la vita di Egon Schiele non conosce la consacrazione critica che si legherà al suo nome soltanto a partire dal secondo dopoguerra. Figlio del capostazione di una cittadina non distante da Vienna, nel 1906 giunge orfano del padre nella capitale austriaca per frequentare la Kunstgewerbschule. Dopo tre anni abbandona l’accademia e fonda la Neukunstgruppe (Gruppo d’arte nuova), trovando un mentore in Gustav Klimt. Dopo una prima affermazione, il processo e la breve reclusione nel 1912 per diffusione
di disegni immorali indicano la diffidenza dell’ambiente di provincia verso l’eccentrica condotta di vita di Schiele. Sotto le armi dal 1915, anno in cui sposa Edith Harms, il pittore torna a Vienna nel gennaio del 1917 con l’intenzione di rilanciare la propria attività in un ambiente che aveva ormai perso il ruolo trainante di inizio secolo. Nonostante le difficoltà economiche e i progetti delusi, come la fondazione di una Kunsthalle, la carriera espositiva di Schiele accelera fino al grande successo della «49a Mostra della Secessione», dove occupa il salone centrale con 29 opere su carta e 19 dipinti. Tra questi era presentato, seppur senza riferimenti all’identità del soggetto immortalato, il grande Ritratto di Viktor Ritter von Bauer(fig. 1), una delle prestigiose committenze ottenute da Schiele tra 1917 e 1918.
Fig. 1. E. Schiele, Ritratto di Victor Ritter von Bauer, 1918, olio su tela. Vienna, Österreichische Galerie Belvedere.
Il dottor Victor Moritz Peter Maria Ritter von Bauer-Rohrfelden (1876- 1939), ricco industriale di famiglia ebrea con la passione per i viaggi e l’aviazione, aveva fondato nel 1915 l’Institut für Kulturforschung (Istituto per la ricerca culturale) di Vienna. Entro il settembre del 1917 Schiele incontra il professor Erwin Hanslik, direttore editoriale di Bauer, con cui intraprende una collaborazione interrottasi di lì a un anno per la morte precoce dell’artista. Con il tramite di Hanslik Schiele ottiene la commissione del ritratto, la cui genesi prende avvio con il disegno acquerellato in Collezione Cerruti e uno studio di mani (fig. 2), entrambi datati alla fine del 1917. Schiele appunta nel suo taccuino le sedute di posa solo a partire dal 5 gennaio dell’anno successivo, quando annota un «busto di R. von Bauer»: nel confronto col dipinto questa indicazione confermerebbe un cambio di formato, dal busto alla figura intera. Pochi gli elementi aggiunti nel dipinto, tra cui la marcata dominante gialla, l’accenno spaziale nello sfondo e i preziosi gemelli d’oro cinesi, da cui Bauer non si separava mai.
Il mancato acquisto del dipinto fa dubitare che si tratti di una commissione vera e propria, sebbene l’industriale avesse rifiutato anche il ritratto eseguito da Oskar Kokoschka quattro anni prima. La vicenda collezionistica del foglio tuttavia non segue la tela, acquistata nel 1918 da Karl Grunwald e passata alle Österreichische Galerie Belvedere già nel 1930. Rimasto forse inizialmente presso Bauer, è esposto con altri disegni e acquerelli nel 1928, al pianterreno della Galleria Würthle, nell’ambito delle grandi rassegne in memoriam a dieci anni dalla morte di Schiele. Passato alla collezione del mercante Arthur Stemmer, con cui emigra a Londra durante l’occupazione nazista, il disegno torna a Vienna probabilmente solo dopo il 1953, quando entra nella già sterminata e prestigiosa raccolta di Rudolf Leopold: pochi anni dopo il collezionista avrebbe salutato il ritorno in auge del dimenticato «genio» di Schiele in un articolo illustrato dalla prima riproduzione del Ritratto. L’opera passa poi a un altro degli attori della riscoperta della pittura viennese, Serge Sabarsky, e, dopo una parentesi zurighese presso Walter Feilchenfeldt tra 1973 e 1976, raggiunge l’America presso la collezione di Ronald Lauder. Nel 1980 è acquistato di nuovo dalla Neue Galerie di Sabarsky, e prende parte alle numerose rassegne itineranti che affermano in tutto il mondo la fortuna di Schiele. Nel 1997 Cerruti acquista l’opera a un’asta Sotheby’s: almeno dal 1995 ricerca sul mercato opere su carta del pittore austriaco, vagliando per lo più nudi femminili, ma la scelta di un ritratto di industriale, conosciuto in qualche mostra firmata Sabarsky, suggerisce forse da parte di Cerruti una qualche motivazione autobiografica.
[Filippo Bosco]
Fig. 2. E. Schiele, Studio delle mani di Victor Ritter von Bauer, 1917, pastello nero su carta. Collezione privata.